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Italia-Russia: roadshow Ice e Conindustria, vincere i timori delle imprese italiane sugli investimenti
Italia-Russia: roadshow Ice e Conindustria, vincere i timori delle imprese italiane sugli investimenti
02.12.2016

Un messaggio di fiducia per confermare l’industria italiana ha grandi margini di manovra nel mercato russo, nonostante alcune condizioni sfavorevoli e il regime sanzionatorio in vigore. È quanto emerso dalla prima tappa dei roadshow organizzati da Confindustria e Ice sugli investimenti nella Federazione Russa che si è svolta oggi a Venezia. Secondo quanto dichiarato da Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Venezia in apertura della prima sessione del roadshow, la produzione italiana soddisfa le esigenze del mercato russo, così come il know how a nostra disposizione è molto richiesto dal sistema economico che sta differenziando la propria industria. "Sono stati confermati almeno 93 progetti di possibile cooperazione tra la Federazione Russa e l'Italia. Abbiamo un posizionamento della nostra produzione in linea con le necessità della Russia. In particolare per quanto produciamo qui a Venezia. Tutti sappiamo che la cultura (del consumo) russa si colloca su un segmento merceologico elevato", ha dichiarato Matteo Zoppas, presentando ai colleghi veneti l'evento odierno. "Ci sono delle opportunità di investimento. E anche degli strumenti a favore di chi vuole investire nel paese e non solo sfruttarlo come mercato di sbocco", ha aggiunto il manager italiano. "C'è un forte interesse a trasferire il know how e questo si traduce in grandi opportunità. Ci sono buone possibilità di creare sinergie con le realtà russe", ha dichiarato, il presidente di Confindustria Venezia.

Le imprese italiane si approcciano ancora in modo troppo timido al mercato russo, ha affermato Niccolò Fontana, primo consigliere dell'ambasciata d'Italia a Mosca, esprimendo il punto di vista dell'ambasciata di Mosca alla platea di imprenditori radunati a Venezia. "Tutti gli imprenditori che si trovano a visitare l'ambasciata e l'ufficio Ice ci chiedono con insistenza quale sia lo stato delle relazioni economiche tra l'Italia e la Russia e quali le prospettive. Si può rispondere in sintesi che stiamo uscendo da un periodo particolarmente duro. Ma che le opportunità per le aziende che intendono restare ad operare nel paese siano notevoli, a patto che le stesse aziende non siano troppo timide", ha dichiarato il diplomatico italiano definendo la Russia "affascinante, dal punto di vista economico, ma anche molto complessa". Il consigliere di ambasciata ha parlato anche della localizzazione della produzione in Russia, una conseguenza di alcuni fattori come le sanzioni, che tuttavia rappresentano solo uno dei fattori. "Dal 2013 il valore dell'interscambio è sceso, per una somma di cause fra cui anche le sanzioni. Ma ciò che ha inciso di più sono altri fattori, come la svalutazione rublo”, ha detto Fontana.

“Oggi si assiste a segnali di ripresa in alcuni specifici settori. Si pensi all'agroalimentare o alla farmaceutica. Ciò detto, sarà molto difficile tornare ai dati record del 2013. Questo perché la Federazione Russa ha di fatto smesso di importare tutto, come faceva in precedenza. Ha ricominciato a produrre e ha rilanciato un sistema produttivo interno, nel quadro della politica della sostituzione delle importazioni, promossa dal governo", spiega Fontana, secondo cui è quindi necessario "trovare altre strade per rafforzare ulteriormente rapporto economico" senza però trascurare l'export italiano. "Crediamo che la strada migliore siano gli investimenti nella Federazione Russa. Investimenti che possono essere diretti dalle nostre imprese o avere la forma dell'investimento congiunto con partner russi", ha dichiarato il responsabile dell'ufficio economico dell'ambasciata italiana a Mosca. Il rappresentante diplomatico ha parlato inoltre degli sforzi del governo italiano per sostenere sul piano politico le imprese che si approcciano al mercato russo o che sono già presenti sul territorio.

"Tutti sappiamo che negli ultimi anni ci sono state delle tensioni tra Russia e Occidente. Tensioni che ovviamente si riflettono anche sulle relazioni commerciali. Ma il livello di relazioni politiche tra l'Italia e la Russia, per quello che ha fatto l'Italia negli ultimi anni, è eccellente. Il primo leader occidentale a visitare la Russia (dopo la crisi ucraina) nonostante pressioni contrarie è stato il nostro presidente del Consiglio (Matteo Renzi) nel marzo del 2015", ha dichiarato Niccolò Fontana, richiamando la presenza speciale dell'Italia al Forum economico internazionale di San Pietroburgo, nel giugno di quest'anno. "Continuano i contatti ai massimi livelli. Questo permette di creare le migliori condizioni politiche che si riflettono anche sulle condizioni economiche, garantite alle imprese per operare sul mercato. Noi vediamo che ci sono molte imprese che sono andate ad investire in Russia, non solo le grandi imprese ma anche le piccole e medie che sono la spina dorsale del nostro paese, che credono nella Russia e non vanno solo a Mosca o a San Pietroburgo, ma anche nelle regioni che garantiscono vantaggi in termini di minore competizione e opportunità notevoli", ha dichiarato Fontana concludendo: "Credo che con l'appoggio delle istituzioni, le aziende italiane possono sentirsi tutelate nell'approccio a questo mercato. Ciò che mi stupisce è che nonostante gli ottimi rapporti economici e politici le nostre imprese siano meno proattive rispetto ad aziende di paesi che sulla carta hanno rapporti incerti con la Russia".

Pier Paolo Celeste, direttore dell'Ufficio Agenzia Ice Mosca, nel proprio intervento ha voluto sottolineare la congiuntura favorevole che vede l'Italia accrescere il proprio peso relativo sul mercato russo proprio in un momento in cui il paese si è messo alla ricerca delle migliori tecnologie per produrre da sé. L'interscambio assoluto tra la Russia e l'Italia è sceso in termini assoluti, ma è cresciuto in termini relativi rispetto agli altri fornitori principali: tale vantaggio competitivo va capitalizzato dal sistema paese. "Sono già stati citati alcuni dati, ma voglio presentarvene un altro aspetto. Da gennaio ad agosto 2012 ad oggi di quest'anno abbiamo perso il 38 per cento di esportazioni italiane. Ma lo perdiamo in quota. Abbiamo una posizione di tutto rispetto nella meccanica, siamo i terzi fornitori della Russia; secondi per la moda", ha detto Celeste, rimarcando come dei miglioramenti sono stati fatti persino nell'agroalimentare e nelle bevande, nonostante il periodo delle sanzioni. "In presenza di divieti noi passiamo dal 12mo posto al settimo. Nei mezzi di trasporto guadagniamo due posizioni. Nella chimica e nella farmaceutica siamo i secondi. Questo significa che, in un momento in cui il mondo intero compra meno prodotti, e quindi anche la Russia compra di meno, il prodotto italiano si vende di meno, ma continua a vendersi. E ruba posizioni a qualcuno. Questo va subito capitalizzato come paese", ha aggiunto.

Secondo il direttore dell'Ice di Mosca, il vantaggio competitivo va sfruttato al meglio nel momento in cui la Russia si trova di fronte al necessario passaggio da una strategia economica ad un'altra. "Nel momento in cui questo paese si rende conto che non è possibile più fare affidamento sulle risorse prime per pagare le spese, (ricordo che la Russia pagava il 77 per cento delle proprie spese con le materie prime naturali), in cui il petrolio da 100 scende a 27 dollari come nel febbraio di quest'anno, il paese affronta la realtà del non poter tergiversare", ha aggiunto Celeste. Il direttore dell'Ufficio Agenzia Ice ha detto che in passato sono stati organizzati numerosi convegni sulla Russia, "ma questa volta la situazione è del tutto diversa". Celeste ha inoltre spiegato che il governo di Mosca ha espresso la propria volontà politica di cambiamento radicale attraverso il decreto sulla sostituzione delle importazioni. "Questo paese ha deciso che dal 2015 al 2020 avrebbe diminuito d'imperio la quota di tecnologia importata. La parte che manca verrà prodotta sul posto. Bisogna cambiare le strategia. Da una parte bisogna aumentare le quote nelle esportazioni consentite. E qui i dati sono rassicuranti. Mostrano comunque una preferenza per il made in Italy. L'altra direzione è cominciare a produrre in loco. E qui sorgono i problemi legati alla convinzione delle imprese italiane, di cui si è accennato, che il paese sia straordinariamente complesso", ha dichiarato ancora il direttore dell'Agenzia Ice di Mosca, secondo cui nei parchi industriai e nelle zone economiche speciali si sta cercando forzatamente di costruire forzatamente dei distretti industriali.

"In alcuni casi ci riescono, come nel caso di Kaluga, dove naturalmente si è verificato un accorpamento di aziende. L'ideale sarebbe riuscire a localizzare intere reti di impresa. Questo, non solo per l'utilizzo locale delle filiere; basti pensare a quello che rappresenta la Russia per la regione, per i paesi della Csi. Andare in Russia non vale solo per il paese in se ma anche nell'ottica dei paesi della regione", ha dichiarato Celeste. Il direttore della rappresentanza commerciale d'Italia a Mosca ha concluso assicurando che, a parte i fattori macroeconomici che rendono la Federazione russa appetibile per gli investimenti, esiste un "sistema paese" pronto a sostenere le imprese che vogliano approcciarsi. "In Russia il sistema paese italiano è presente. Dal punto di vista del sostegno finanziario, ci sono Simest e Sace, ma anche il Fondo strategico italiano, e un omologo Fondo per gli investimenti russo. Così come un fondo di Banca Intesa, bilanciato da uno omologo di Gazprombank", ha concluso Celeste, spiegando che le istituzioni hanno svolto un lavoro di accurata mappatura delle regioni e delle proposte da essi presentate. “Investire in Russia non è solo conveniente, ma diventa sempre più una necessità dettata dai crescenti vincoli legittimamente imposti dall'ordinamento russo”, afferma invece Vittorio Maiorana, associato dello studio legale Pavia e Ansaldo e responsabile del desk dell'Ice di Mosca dedicato agli ostacoli al commercio ed alla tutela della proprietà intellettuale.

"Il contratto speciale d'investimento rappresenta un fattore di compensazione di tali limitazioni all'ingresso nel mercato russo. E' una delle modalità introdotta dal governo per invitare gli imprenditori ad investire in Russia. Ci sono dei fattori che rendono tout court conveniente investire in Russia (rublo economico, basso prezzo del lavoro e della terra; etc)", ha aggiunto Maiorana, che ha ribadito che le normative varate a partire dal 2014 hanno avuto la necessità da parte russa di rivedere il proprio sistema produttivo e passare da una economia basata sulle materie prime ad un'economia moderna, anche con l'apporto di tecnologia estera. Il governo russo, al fine di attrarre nel breve la tecnologia che non è ancora in grado di sviluppare autonomamente, agisce in due direzioni. "Da un lato si va a proporre incentivi positivi a chi voglia investire, con una serie di misure, come agevolazioni e sgravi fiscali molto rilevanti. Dall'altro lato abbiamo avuto tutta una serie di provvedimenti volti a ristringere progressivamente l'accesso al mercato russo per le merci di origine straniera. Ad esempio, con riferimento alle forniture alle pubbliche amministrazioni è vietato vendere alle istituzioni merci di origine straniera veicoli, tessuti e abbigliamento, dispositivi medici, alcuni farmaci, prodotti alimentari non colpiti da sanzioni", ha spiegato il consulente dell'Ice, aggiungendo che presto verranno varate regole che interesseranno anche le forniture ad enti privati con partecipazione pubblica.

Il tessuto imprenditoriale italiano gioca un ruolo chiave nello viluppo concreto di molte regioni della, secondo quanto emerge dalle testimonianze dei rappresentanti russi. La Federazione russa ha bisogno dell'apporto del tessuto imprenditoriale italiano. Ha dichiarato Vadim Tretjakov, consigliere del governatore della Regione di Sverdlovsk, intervenendo al convegno di presentazione dei progetti di localizzazione, organizzato dall'agenzia Ice di Mosca in collaborazione con l'ambasciata d'Italia nella Federazione russa. "La Russia ha deciso di produrre da sola. Ma non è possibile iniziare a produrre da subito autonomamente. Abbiamo bisogno dell'apporto della piccola e media impresa italiana", ha dichiarato il rappresentante della regione russa degli Urali. Il delegato ha poi ricordato che oggi ogni regione del Federazione è dotata di una propria "Corporazione per lo sviluppo", che si occupa dell'elaborazione delle strategie industriali. Tetrjakov ha anche ribadito che in passato, "grazie agli investimenti degli italiani, in Russia è stata costituita una delle prime zone economiche speciali". A sua volta Majorov Sergey, amministratore delegato del cluster metalmeccanico della Repubblica del Tatarstan ha presentato agli imprenditori italiani le specificità del proprio distretto produttivo, eccellenza dell'industria russa.

"Il nostro cluster, Innokam, è in funzione dal 2001. Attualmente sono due i cluster per l'innovazione industriale riconosciuti dal governo russo, uno è quello di Omsk e l'altro è Innokam. Per lo sviluppo del cluster il governo ha 12 ha stanziato miliardi di euro", ha affermato il delegato. Mayorov ha citato come esempio dei rapporti con gli italiani la presenza in Tatarstan, di un'impresa che produce macchine per l'agricoltura (Snh) e il recente protocollo d'intesa con Confindustria di Reggio Emilia. Anatolij Lobko , direttore dell'Agenzia per gli investimenti della Regione di Chelyabinsk ha raccontato dell'esperienza di successo delle grandi imprese Italiane radicate da tempo nella regione. "Nel 2015 l'intercambio con l'Italia è stato di mezzo miliardo di euro, anche se poi si è ridotto in seguito alla svalutazione del rublo", ha dichiarato il rappresentante russo, citando le esperienze di successo di Cividale, Iveco e Cimolai, quest'ultima nota per aver fornito fornisce i materiali per gli stadi di calcio, così come per l'ufficio centrale di Gazprom a San Pietroburgo. La specializzazione produttiva della regione è la metallurgia. "Una tonnellata su quattro della produzione metallurgica federale proviene da Cheljabinsk. Prevale il settore metalmeccanico, per il quale possiamo offrire le maggiori cooperazione", ha dichiarato Lobko.

Il direttore esecutivo dell'Agenzia per l'attrazione degli investimenti della Regione di Samara, Igor Korotkiy, ha detto che lo sviluppo della regione di Samara è legato all'interazione con l'Italia che ne ha fondato il settore chiave, l'Automotive. "La regione si trova nel raggio di mille chilometri dalla capitale. La specializzazione della regione è l'automotive, rappresentato in particolare dalla leader Avtovaz", ha dichiarato il rappresentante della regione del bacino del Volga, ricordando che la storia della Avtovaz è iniziata in Italia. "È stata costruita dagli italiani e ha permesso lo sviluppo della città di Togliatti", ha aggiunto. Mario Bruni, responsabile dell'agenzia Sace per le regioni del nord est parlando anche a nome del collega di Simest, Vincenzo Pagano, - nel panel conclusivo dell'evento- ha dichiarato che la quota del rischio commerciale coperto da Sace in Russia per gli imprenditori italiani si è ridotta, superata da quella del Nord Africa. "Nel portafoglio di Sace il rischio sul mercato russo è passato dal secondo al terzo posto, dopo Medio Oriente e il Nord Africa, la cui quota nell'esposizione è cresciuta in seguito a grandi investimenti in Egitto", ha dichiarato il rappresentante dell'agenzia italiana di assicurazione del credito, precisando che i servizi di copertura del rischio commerciale non sono colpiti dal regime sanzionatorio in vigore tra i paesi europei e la Russia. "Siamo stati presenti sul mercato russo anche con le sanzioni, perché il trade finance è esente dal regime sanzionatorio", ha spiegato Bruni, aggiungendo che non sono rari i casi di garanzia tra imprenditori italiani e russi, con l'intermediazione delle banche russe e di Sace. 

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